www.aiacatania.it - Benvenuti nel Sito Ufficiale dell'Associazione Italiana Arbitri di Catania - www.aiacatania.it

Dondarini agli Arbitri catanesi: “SIATE SEMPRE VOI STESSI!”                          Apprezzato intervento del componente CAI, ospite della sezione etnea

di Antonino Reina 

Una lezione di etica e psicologia arbitrale. E' così che possiamo sintetizzare l'intervento di Paolo Dondarini, graditissimo ospite della sezione AIA di Catania.                                          L'ex fischietto emiliano, due stagioni da internazionale e 93 gettoni di presenza nella massima serie, ha  insistito sugli aspetti umani e comportamentali del perfetto direttore di gara. A partire dalla sezione, punto di partenza e di arrivo per ogni associato, vera sede delle amicizie e degli affetti disinteressati: “Un trampolino di lancio, ma anche il luogo in cui tutti fanno ritorno, me compreso. Il campo prima o poi finisce, non dimenticatelo, e curate i rapporti alla stessa maniera degli aspetti tecnici”. Proprio al delicato passaggio dall'attività alla scrivania, dal terreno di gioco alle tribune è dedicato un momento-chiave della discussione, un sentito monito del neo-commissario CAI agli osservatori presenti: “Ho abbandonato il campo da qualche mese e faccio fatica a stare da quest'altra parte, ci sono momenti in cui scenderei davvero sul terreno di gioco. Ma sono convinto che si possano trovare motivazioni e stimoli forti anche in questo ruolo. E auspico davvero una revisione della figura dell'OA, che diventi finalmente un fratello maggiore, che instauri un confronto bilaterale, senza ergersi a professore e senza essere visto come un inquisitore. Che trasmetta qualcosa di concreto, senza giudicare, perché saranno gli anni e le tante partite a dare il responso sul giovane arbitro”.                                 Poi, come detto, una serie di consigli comportamentali e sull'immagine da trasmettere: “La professionalità è alla base di tutto, dall'abbigliamento al comportamento, mettete da parte l'improvvisazione: già nei campionati giovanili le squadre sostengono tre allenamenti a settimana e pretendono da noi qualità. E quando potete, guardate le vostre partite, fatevi filmare se occorre, perché la visione che abbiamo di noi stessi è diversa da come ci percepiscono gli altri, rivedersi aiuta a modificare gli atteggiamenti. Dobbiamo ridurre la forbice tra ciò che appariamo e ciò che siamo, l'arbitraggio è credibilità e per trasmetterla agli altri dobbiamo averla dentro di noi”.    Filo conduttore della lezione, la ricerca di una naturalezza comportale, l'impossibilità di stabilire dei canoni rigidi sul perfetto direttore di gara, l'abbattimento di uno dei luoghi comuni più radicati del mondo arbitrale, tesi particolarmente apprezzata dalla platea: “Chi ha detto che non si possa essere autoritari? Braschi era l'autorità fatta arbitro, dai suoi gesti traspariva ciò che era, il suo carattere forte e talvolta brusco, e veniva accettato.                                         Questo il punto: potete essere arbitri mansueti o autoritari, purché siate voi stessi. Ben venga un arbitro autoritario purché sia naturale, e quindi accettato dalla gente. E' lo stesso motivo per cui contesto l'esigenza di cambiare comportamento in relazione alla regione in cui si arbitra: bisogna adeguarsi alla partita rimanendo sempre se stessi”.    Un secco “no”, dunque, agli stereotipi arbitrali, agli atteggiamenti costruiti, che devono lasciare il posto a fiuto e serenità: “Non mi piacciono gli arbitri d'allevamento, ho apprezzato in questa stagione due giovani interessanti e diversissimi tra loro: uno calmissimo, che ha affrontato una gara tesa con meravigliosa pacatezza ed un altro molto autoritario, entrambi hanno raggiunto lo scopo, quello di apparire naturali ed essere accettati dai calciatori. L'arbitraggio è istintività, quando vi viene da pensare troppo su un episodio, sappiate che solitamente la prima idea è quella giusta”.                                                                            Il resto è stato il solito fuoco impertinente di domande degli associati, la consegna dell'elefantino simbolo della città dalle mani del presidente Giallanza, ed un bagaglio di consigli di cui i giovani arbitri, siamo sicuri, faranno tesoro.

 

 

[Pagina precedente]