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Cinquant'Anni di AIA e non sentirli

di Antonino Reina

Un piatto dorato del consiglio direttivo, una pergamena con lo stemma dell'Associazione e un breve, sentitissimo, pensiero a firma del presidente  nazionale Marcello Nicchi :“Per aver raggiunto cinquant'anni di appartenenza alla nostra famiglia”. Destinatari della dedica, Andrea Carnevale, Giovanni Gorgone e Gianfranco Marino Piloti, premiati nel corso della riunione plenaria catanese per il traguardo delle nozze d'oro con l'Associazione.                                                                Un sobrio e toccante galà, fortemente voluto dal vicepresidente - reggente Cirino Longo per onorare chi, alla famiglia arbitrale, ha dedicato la vita, per mostrare ai giovani fischietti tre esempi di fedeltà, per rinsaldare ancora di più il rapporto tra nuove e vecchie generazioni di direttori di gara.    E così, i locali sezionali hanno fatto da cornice ad una serata di amarcord, commozione e divertenti racconti di un passato nemmeno troppo distante: “Dopo una partita a Noto, in eccellenza, mi rifugiai nello spogliatoio perchè la Netina capolista, pareggiando col Modica, dovette dire addio ai sogni di promozione. Pensavo di essere in salvo ma mi sbagliavo: i tifosi di casa mi inseguirono fino alle porte di Catania”. Parola di Giovanni Gorgone, componente della Commissione Biomedica e presidente della sezione etnea per 14 anni, fino al 1987: “Un periodo d'oro, in cui riuscimmo a mandare, nella stessa stagione undici catanesi alle categorie nazionali. L'arbitraggio mi ha dato amicizie, a tutti i livelli, ha forgiato il mio carattere e mi ha dato coraggio. Un mondo che, rispetto al passato, è riuscito a perfezionarsi e a riorganizzarsi anche nelle difficoltà”.                                                                    Chi raccolse, nel 1988, il testimone della presidenza da Gorgone, fu proprio Gianfranco Marino Piloti, al vertice per un decennio: “Cinquant'anni di grandi gioie e piccoli dolori: prima in campo, poi da dirigente, è impossibile riassumere in pochi minuti tutto ciò che mi ha dato l'AIA. Mi piace ricordare gli anni da Commissario Speciale e tutti i gradini percorsi, dalla lega giovanile alla serie A: in particolare, la visionatura, in una gara di Promozione ad Enna, di un già promettentissimo Collina, unico “pelato” di un'epoca in cui, per un arbitro, la calvizie poteva rappresentare un problema di immagine. E anche una cocente delusione: il mancato passaggio, da arbitro in attività, alla Can; ricevetti  la medaglia d'oro come primo dei non eletti, un riconoscimento amarissimo. Avevo colleghi come Paparesta, Bergamo, Nicchi, con cui conservo uno splendido rapporto”.                                                    Amicizia, dunque, come denominatore comune del mondo arbitrale. E un senso di appartenenza che non conosce flessione neppure quando i capelli si tingono di bianco: ne è prova lo scrosciante applauso con cui la sala accoglie Andrea Carnevale. E' lui, tuttora, per gli arbitri che scelgono il calcio a 5, l'osservatore per eccellenza, un punto di riferimento sempre prodigo di consigli.                                                     Poche, commosse, parole per ringraziare il consiglio direttivo e ricevere il riconoscimento dalle mani di Marco Felici, uno dei più giovani vicepresidenti della storia sezionale. Gesto altamente significativo per chi, nel biennio 1969-71, ne ricoprì la stessa carica: un perfetto mix generazionale.                                  Il resto è il saluto del Presidente Onorario Ugo Vittoria e il toccante ricordo di chi non c'è più: di quel Presidente Giallanza che, siamo sicuri, per una serata così avrebbe gioito a lungo.

 

Nell’immagine: Gorgone, Piloti e Carnevale

 

Supplemento on-line della rivista
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989)

 

 

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